Il norvegese delle foreste, il gigante buono

Snorre

Scopriamo insieme il suo meraviglioso carattere

Forza e al tempo stesso fascino, questa è la prima impressione che si ha guardando un norvegese delle foreste. Come non rimanere attratti dalla bellezza un po’ selvaggia di questo grande gatto ?

Fornito dalla natura di un manto incantevole,  il suo sguardo tenero ispira fiducia, e al tempo stesso sprigiona un alone di forza e di dolcezza.
Tutto in lui è equilibrio: la testa, che si inserisce perfettamente all’interno di un triangolo equilatero, il suo profilo dritto, il mento fermo, i suoi occhi grandi, espressivi e leggermente a mandorla e le orecchie erette, spesso ornate da un ciuffetto elegante, come quello di una lince.
I maschi, che arrivano a pesare fino a 7 Kg, sono significativamente più grandi delle femmine, il cui peso invece oscilla tra i 4 e i 5 kg.  La sua maturità è molto lenta e viene raggiunta intorno ai 4-5 anni.

Questo gatto, molto sicuro di sé, ha una grande personalità e alcuni tratti del suo carattere sono molto simili a quelli del cane.

Affettuoso e coccolone, desidera la presenza e la vicinanza al suo padrone e fa di tutto per attirare la sua attenzione, in particolare attraverso i suoi atteggiamenti e il suo miagolio molto modulato ed al tempo stesso eloquente, al punto che vi sembrerà che lui vi parli.

Dal carattere flessibile, il norvegese è un gatto molto intelligente, al punto da essere in grado di ricordare un’esperienza e di riprodurre le stesse condizioni per raggiungere i suoi fini.
Particolarmente socievole e tranquillo, ma al tempo stesso anche giocherellone, possiede anche un certo “spirito di squadra”, adattandosi molto facilmente a bambini e ad altri animali.
Il norvegese è anche un grande sportivo, che si arrampica sui tronchi ad una velocità sorprendente, scendendo a testa in giù; inoltre non esita ad entrare in acqua e a nuotare.

Dotato di muscoli possenti, grazie alla sua grande flessibilità e velocità di movimento è un cacciatore eccezionale dall’efficacia assai temibile per le prede.

Quello che so è che non si resta insensibili al suo fascino.

Come è possibile non innamorarsene ?

Il gatto norvegese, una storia tra mito e leggenda

Tanti secoli fa vivevano dei gatti molto grandi in Norvegia …

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Blue Lynx Gael Monfils

Grande, calmo, affettuso, intelligente, nobile e giocherellone allo stesso tempo: il gatto norvegese ha un look ed un carattere irresistibile.

Ma quale è l’origine di questo “gigante buono” ? Da quali terre proviene ?

La sua storia è strettamente legata al popolo dei Vichinghi. Nel corso dei secoli numerosi racconti e leggende avevano evocato in Scandinavia la presenza di grandi gatti: bianchi erano ad esempio i gatti che tiravano il carro di Freya, la dea della fertilità e dell’amore; una leggenda norrena narra che Thor, il potente dio del tuono, non fu in grado di sollevare uno di quei gatti, talmente questo era pesante. Altri gatti mitici, come il “gatto-fata” dalla lunga coda folta, eredi dei primi gatti leggendari, appaiono in diverse storie scandinave scritte per bambini nel XIX secolo. E nei racconti popolari, il termine Skogkatt, che significa “gatto dei boschi”, è più volte menzionato come un gatto ninfa con una grande coda folta: un “gatto – troll”, una sorta di genio della casa.

E’ probabile che l’arrivo in epoca preistorica di gatti a pelo corto venuti dall’Europa del Sud fosse all’origine della razza, con una selezione di individui capaci di sviluppare un manto folto tale da resistere al rigoroso clima della Norvegia.

Gli antenati del gatto delle foreste norvegesi sarebbero nati sulle rive del Mar Caspio tanto tempo fa e sarebbero arrivati ​​nei paesi scandinavi attorno al VII secolo, dove probabilmente cominciarono a vivere con i Vichinghi, come testimoniano resti trovati nelle tombe di questi grandi viaggiatori. Alcuni sostengono che i Vichinghi li avrebbe portati dall’Asia Minore a cacciare i topi che infestavano le loro lunghe navi, altri credono che furono introdotti da altre tribù dell’Europa centrale o dell’Asia, che si erano tarsferite in Scandinavia prima del Medioevo.

Si narra che il navigatore Leiv Eiriksson, figlio di Erik il rosso,  avrebbe scoperto questi gatti durante una battuta di caccia con il falco insieme al re Olav (che regnò dal 995 al 1000). All’improvviso Leif notò qualcosa. “In nome del cielo ! Che animali sono questi tra gli alberi ?” domandò lui. “ Dei gatti delle foreste” rispose il re. Leiv disse che non poteva trattarsi di gatti per il modo in cui scendevano a spirale dai tronchi degli alberi. Il re rispose che questi gatti erano stati spesso visti nelle foreste norvegesi e che il motivo per cui erano così agili era che possedevano un’unghia in più, e che alcuni dicevano che fossero il risultato di un incrocio tra lo scoiattolo e la lince.
“Prendetemene alcuni, affinché io possa portarli in Groenlandia con me” disse Leiv, che li voleva come gatti sulle navi ed il re promise di procurargliene alcuni, in segno di amicizia. Così li mise sulle sue navi vichinghe al fine di proteggere il cibo da ratti e topi. Il navigatore norvegese ed i vichinghi erano infatti in partenza per un lungo viaggio, che dopo tre o quattro mesi li avrebbe portati dall’altra parte dell’oceano, in America, dove sarebbero sbarcati nell’anno 1002.

Un prete danese che viveva in Norvegia negli anni 1550, Peter Clausson Friis, e che si interessava molto alla flora e alla fauna locale aveva suddiviso la lince norvegese in tre classi:

  • la “volpe-lince”,
  • il “lupo- lince”,
  • il “gatto-lince”.

Più tardi si chiarì che quello che era chiamato da Peter Clausson Friis “gatto-lince” era semplicemente un gatto delle foreste norvegesi. La sua somiglianza fisica con la lince (grandezza, collaretta, ciuffetti sulle orecchie) era inoltre confortata dalla sua abilità a catturare i pesci nei laghi e nei ruscelli … proprio come la lince.

Divenuto per forza di cose un gatto nordico, il norvegese si adattò naturalmente ad un ambiente piuttosto duro. Così lo Skogkatt ha infoltito il proprio pelo per ricoprirsi con un manto morbido impermeabile in grado di proteggerlo sia della pioggia, che dalla neve, costituito da un sottopelo lanoso e da un rivestimento esterno lungo e impermeabile. Il suo pelo non ha nulla a che vedere con quello del gatto selvatico europeo, ma piuttosto assomiglia a quello dell’orso polare e della volpe.

Dovendo cacciare per sopravvivere, il norvegese è diventato un eccellente atleta ed ha guadagnato in termini di dimensioni dei muscoli per rimanere in vita. Si dice che le colorazioni del mantello si siano sviluppate seguendo le differenti regioni della Norvegia per celarsi meglio nel paesaggio.

La gente del paese aveva notato questo gatto robusto che non aveva affatto paura di avvicinarsi alla fattoria per ripararsi nelle stalle, che liberavano da ratti e topi. Ma nel corso degli anni, i gatti norvegesi sono stati incrociati con gatti di casa, cosa che ha in qualche modo alterato le loro caratteristiche originali.

Nel 1912, l’autore norvegese Gabriel Scott scrisse un libro per bambini il cui personaggio principale è proprio un gatto norvegese chiamato Solvfaks, tuttora uno dei libri più importanti della letteratura per i ragazzi norvegesi.

Intorno al 1930 gli allevatori scandinavi decisero di interessarsi di questo gatto indigeno. Così ne iniziarono l’allevamento al fine di salvaguardare la sua originalità. Seguendo un lavoro metodico, gli allevatori selezionarono i loro soggetti per morfologia e per il bell’aspetto, preservando questa razza naturale, minacciata da vari incroci non controllati con gatti a pelo corto. Fu il bel maschio di Pan Truls dell’allevamento della signora Nylund, a venir preso come modello per lo standard ufficiale del gatto norvegese, essendo il primo norvegese delle foreste a ricevere un pedigree dalla Federazione Internazionale Felina. Nel settembre del 1972 la razza viene riconosciuta dalle società norvegesi e viene istituito un primo standard. Nel dicembre 1975 viene creato il Norsk Skogkattring, il club che ha dato nuovo impulso alla razza. La Federazione Internazionale Felina (FIFe) ha riconosciuto il norvegese nel 1977 e gli ha dato il suo primo standard ufficiale, poi cambiato per evitare confusione con il Maine Coon.

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Il Norvegese Ambra

 

I norvegesi ambra: un po’ di storia

Cinque febbraio 1992 … sono già passati sedici anni da quando la prima cucciolata “strana” vide il giorno, presso l’allevatrice Sylla Erikers dell’allevamento svedese Wildwood’s.

Questa cucciolata nata da Wildwood’s Humla, femmina blu spotted tabby (NFO a 24) e Amazonas Camilo, maschio black blotched tabby (NFO n 22) era costituita da cinque cuccioli: tre femmine di colore classico e due maschi Wildwood’s Iros e Imer registrati inzialmente come black blotched tabby e blue mackerel tabby.

Questi due gattini assomigliavano a delle gatte squama con una ripartizione dei colori molto particolare.  Le tigrature di Iros e Imer erano rispettivamente di colore nero e blu mentre le regioni che corrispondevano al pelo tabby erano albicocca per Iros e beige chiaro per Imer. L’allevatrice scartò subito l’ipotesi che potesse trattarsi solamente di rufismo.

Numerosi allevatori pensarono all’epoca che la gatta, abitando presso un’amica dell’allevatrice era stata mal sorvegliata e che aveva avuto luogo una seconda monta. Non serviva dunque a nulla approfondire l’argomento, poichè questo genere di problema non si sarebbe probabilmente più riproposto.

I colori ottenuti erano certamente impossibili tra il matrimonio di una blue spotted tabby e d’un black blotched tabby. Ma il mistero rimaneva … In effetti anche se una seconda monta era all’origine di questi colori, quale poteva essere il genitore capace di generare tali colori ? Si arrivò persino a pensare che si trattasse di reali torbie e che il padre biologico fosse rosso.

Ma l’evoluzione del colore non permise più alcun dubbio: in esposizione i giudici decisero che Iros a quattro mesi era golden tabby. La storia non si fermò lì: all’età di un anno, Imer e Iros furono rispettivamente registrati come lilac spotted tabby e chocolate blotched tabby, colori non autorizzati nello standard del Norvegese.

Imer e Iros furono il soggetto di molte polemiche: si assistette ad un’esplosione di nascite negli anni seguenti, di cui si parla meno.

 

Se per alcuni, il colore adulto è acquisito dai 5 mesi, per altri bisognerà aspettare da 12 a 24 mesi. Il colore definito ha bisogno ancora di altri 2 o 3 anni per stabilizzarsi.

Si osservano delle variazioni leggere tra il colore del mantello in inverno ed in estate. Il manto alla nascita subisce le stesse variazioni: alcuni cuccioli ambra nascono in effetti molto scuri, al punto da essere considerati come dei black tabby. Ugualmente il colore dei cuccioli ambra di una stessa cucciolata può evolvere in maniera estremamente variabile tanto in durata che in intensità. I mantelli ambra non diluiti hanno una tinta sia più arancio, sia più caramel. Queste variazioni sono dovute probabilmente ai poligeni del rufismo.

 

Il colore ambra si definisce attraverso sei caratteristiche

 

(1) Il nero diventa albicocca ed il blue beige chiaro. Dei peli scuri rimangono sul dorso, all’estremità della coda ed i peli all’estremità delle zampe.

(2) I segni tabby scuri dei mantelli  tabby si schiariscono.

(3) Il contorno degli occhi resta scuro.

(4) I cuscinetti sono scuri nell’adulto. Solo quelli dei manti tabby sono rosa alla nascita e poi si scuriscono.

 

 

(5) Il naso è rosa per i mantelli tabby e scuro per i manti uniti.

(6) La presenza di bianco può mascherare certi indizi precedenti.

 

Come distinguere un gatto ambra da uno che non lo è

Per fare la distinzione tra un cucciolo ambra ed uno black tabby

Alla nascita il cucciolo ambra è difficilmente distinguibile da un black tabby poer un neofita. Dopo 5 settimane il naso è sempre nero scuro mentre quello di un gattino black tabby ha già il suo colore rosso mattone dal contorno eumelanico. Le facce plantari e palmari si schiariscono contrariamente a quelle di un black tabby mentre i cuscinetti sono scuri per entrambi i mantelli. E’ anche a questa età che le prime modifiche sono osservabili sul mantello : si osserva uno schiarimento della radice del pelo, che gli dona un’apparenza di falso silver e che non esiste in un black tabby. I segni fantasma tabby restano discernibili presso il giovane adulto poi diminuiscono e scompaiono.

Per fare la distinzione tra un cucciolo ambra tabby ed uno black tabby

Tra le righe nere si oseerva un colore marrone-arancio, soprattutto sulla testa e le zampe. Il loro colore è globalment più chiaro e mglio contrastato che quello del cucciolo ambra unito e del cucciolo black tabby. Sulla testa, le due strisce verticali della M tabby sono arancio (beige) nell’ambra tabby (ambra chiaro tabby) dalla nascita contrariamente al black tabby. Il colore del loro nasoè rosa dalla nascita, differente da quello di un ambra unito (scuro) e di un black tabby (rosso mattone cerchiato di nero). I cuccioli ambra tabby nascono con dei cuscinetti rosa e i peli delle facce plantari e palmari sono chiari contrariamente ai cuccioli black tabby. In più i cuscinetti dell’ ambra tabby si scuriscono ma i peli delle facce plantari restano chiari.  Dopo 5 settimane, si notano ugualmente le prime modifiche del colore sul mantello con un arrossamento della radice del pelo.

 

 

 

Traduzione di Francesca Barenghi dal testo del veterinario Marc Peterschnitt.

Si ringrazia vivamente l’amico Marc Peterschnitt per la concessione ad utilizzare le notizie scientifiche contenute nel nostro testo.

Il Norvegese

Per tutti gli appassionati dei Norvegesi ecco la storia della razza, in un appassionante e dettagliato racconto di Maryvonne Veneranda, allevatrice di Norvegesi in Francia (Chatterie Mil Tulipe Blue) e appassionata della razza da più di quindici anni, che mi ha concesso la facoltà di tradurlo e riportarlo su questo sito.

Solamente grazie all’amore e alla costanza di alcuni appassionati della razza il norvegese delle foreste è riuscito ad arrivare a noi …

Dall’inizio degli anni 30 alcuni appassionati decisero di cominciare l’allevamento del Norvegese delle Foreste per preservarne l’originalità. Troppi incroci con i gatti di casa a pelo corto stavano mettendo la razza in pericolo, essendo il pelo corto dominante. Nel 1931 Haldis Rohlff si fece conoscere in Norvegia con un gatto di nome «Petten » che divento la star di un giornale locale.

Nel 1943 nel libro “Il gatto, animale selvaggio, ma amico dell’uomo”, Reidar Alving e Kalle Lund scrissero: “Abbiamo tutto ciò che occorre in Norvegia per creare una razza locale tipica: il Gatto delle Foreste Norvegesi”.

Nel 1950 Konrad Hirschmann, fondatore dell’associazione tedesca di protezione e selezione dei gatti d’Angora, visitò la Norvegia, e restò meravigliato dinanzi a questi gatti autoctoni e dichiarò: “Sono dei magnifici esemplari che devono assolutamente essere allevati e riconosciuti come gatti di razza”.

Dal 1969 alcuni Norvegesi delle Foreste parteciparono alle esposizioni in Norvegia.

Prima del 1972 pochissime persone conoscevano i gatti norvegesi delle Foreste. Else ed Egyl Nylund non conoscevano ancora questi gatti all’epoca. In ogni caso adoravano il look e la prestanza dei gatti che vivevano con loro. Quasi alla stessa epoca Carl Frederike e Helen Nordane (presidente della Norak alla NRR) e Edel Runas (membro della NRR) lanciarono un appello a tutti i proprietari di “gatti norvegesi”. Una dei loro amici, che era allevatrice di persiani, ebbe notizia del messaggio e mise Edel Runas e i Nylund in contatto.

E’ così che vide la luce il primo piano di selezione per la salvaguardia della razza e che furono fondate le prime linee di sangue. I primi gatti registrati dal 1972 furono quelli dell’Allevamento “Av Baune” di Anna e Liv Loose, “Pan’s” di Else Nylund e “Piewiks Forest “ di Edel Rumas. Uno standard provvisorio della razza fu redatto. Possiamo citare Frikk av Baune, un maschio.

Dal 1973 tutti i gatti fino alla quarta generazione dovevano essere giudicati da una commissione quando erano cuccioli e un’ultima volta prima di essere impiegati per l’allevamento. Il celebre Pan’s Truls vide la luce il 2 maggio 1973 da Lucy e King gatti novizi; servì da modello allo standard della razza e vedrà attribuirsi il primo pedigree ufficiale FIFe nel 1977.

Il 17 aprile 1974 nasceva la prima cucciolata ufficiale da Pan’s Truls e Pippa Skogpuss, gatta appartenente a Edel Rumas, i cuccioli erano Pjewiks Forest Troll e Pjewiks Forest Nisse che si ritrovano in molti pedigree.

Nel 1975 a partire dai gatti fondatori, i pionieri aprirono il polo genetico. Numerosi gatti furono presentati per essere giudicati, ma molto pochi furono riconosciuti come gatti delle foreste norvegesi. Questi pionieri decisero di fondare un club della razza sotto il nome di Norske Rasekattklubbers Riksforbund. Fecero la prima assemblea generale del Norsk Skogkattring.

Nel 1977 allargare le linee di sangue non era affatto semplice poiché come dicevamo pochi gatti erano stati accettati come rappresentanti della razza. E per poter essere riconosciuti come razza dalla FIFe, gli allevatori dovevano riuscire a presentare tre generazioni complete ed è nel novembre 1977 che raggiunsero il loro scopo. Carl Frederike e Helen Nordane, Arvid Engh partirono per l’Assemblea generale della FIFe che si teneva a Parigi. Al ritorno all’aeroporto di Oslo erano attesi con entusiasmo. Pan’s Truls apparve in televisione, fu dichiarato che il Gatto Norvegese delle Foreste era una razza a sé stante. Dopo il riconoscimento, solamente i gatti di quarta generazione potevano essere esportati.

E’ solamente nel 1981 che i gatti di seconda generazione sono esportati a condizione di passare davanti ad una giuria di commissione di allevamento.

Gli antenati e i novizi

Nel 1977 un altro allevamento vide la luce, chi non conosce Tussi e Timotei … Randi Grotterød era membro di un gruppo indipendente per piacere. Un giorno una piccola gatta nera e bianca arriva a casa sua. Ritrova il proprietario che decide di affidarla al figlio. Era una norvegese, ma i genitori non erano riconosciuti. La madre era morta schiacciata e il padre viveva in una fattoria dei paraggi. Randi la chiamò Tussi. Randi sapeva che era nata un 4 di aprile, la trovava già grande per la sua età. Volle farla riconoscere, nell’agosto dello stesso anno ciò avvenne, le venne dato un attestato di giudizio e la conferma che avrebbe avuto sicuramente dei bei cuccioli.

Nell’autunno dello stesso anno, un gatto tutto sporco si riscaldava presso il motore del trattore, assomigliava molto a un norvegese. Era molto cooperativo nell’approccio con l’uomo malgrado sembrasse appartenere a una colonia di gatti. Randi lo nutrì, lo adottò e finì per lavarlo e scoprì un magnifico gatto maschio marrone tigrato e bianco. Si chiamerà Timotei ! E sembrava avere la stessa età di Tussi.

Nel dicembre 1977, Timotei partecipa a una esposizione in vista del suo riconoscimento dalla commissione di allevamento. Diventerà “gatto fondatore” come Tussi. Il suo giudizio fu eccellente e ottenne il diritto a partecipare alle esposizioni. Timotei divenne Campione d’Europa in poco tempo e finì con l’essere Premior.

Nel 1978 una cucciolata era attesa da Timotei e Tussi. E il 24 ottobre, la prima cucciolata ‘Torvmyra’s vide la luce. In questa cucciolata c’erano Cirkeline, Carlina e Cobea Blue (3 femmine), Cedrus e Colargol (2 maschi). Si trovano Cirkeline e Carlina nei pedigree in Europa e negli Stati Uniti … Cedrus solamente in Svezia, Colargol venne presto sterilizzato. Fu una cucciolata che andò bene nelle expo. Cirkeline e Cedrus sono i più famosi. Tre volte Timotei fu il miglior Norvegese delle Foreste dell’anno del Norsk Skogkattring – 1979, 1981 e 1982. Nel 1981, fu il secondo gatto dell’anno tra tutti quelli della Norvegia.

Nel febbraio 1978 arrivò Spirella una femmina blu smoke e bianca con gli occhi di un verde intenso. Fu riconosciuta dalla commissione d’allevamento e nel marzo del 1979, un anno dopo il suo arrivo, ebbe insieme a Timotei una cucciolata, di quattro gattini. Vi erano Demis, un maschio, Dunja-Dolores, Danitza e Dushinka, femmine. Non è raro vedere sui nostri pedigree questi affissi che hanno « fatto » la razza.

Nel 1979 la signora Leleither dell’allevamento « av Trosllsfjord » acquisì N*Jakobellas Max, che divenne il primo Norvegese Campione d’Europa nel 1986.

Il 25 marzo 1984 nacque Pan’s Polaris, che raggiunse il paradiso dei gatti nel 2000. Fu il padre tra gli altri di N*Flatland’s Bjornstierne (1989) e di N*Freddy av Myre (1987), gatti particolarmente conosciuti.

Raggen: un novizio che fece parlare di sé

Lysaker nel 1986 era un gatto randagio che fu adottato dopo che fu riempito il quartiere di affissi. Fu osservato in lungo e in largo sia dal punto di vista salute che sul fenotipo. Assomigliava stranamente a un gatto norvegese delle foreste. Qualche tempo dopo partecipò al Norsk Skogkattmesterskap – 86′ (Concorso del Gatto Norvegese 1986).

 

Il giudizio

Tipo: bel maschio alto sulle zampe, con membra potenti e ben muscolose.

Testa: triangolare, buon profilo, mento un po’ debole.

Orecchie: ben piazzate, grandi con ciuffetti.

Pelliccia: buona qualità.

Coda: lunga e piena.

Condizioni: super carattere.

Colore: Black Tabby Ticked

Raggen ottenne un pedigree di gatto Norvegese. Divenne campione internazionale nel 1987 nel momento in cui aveva appena avuto dei discendenti. Questo gatto è ancora oggi oggetto di polemiche per un eventuale incrocio con un abissino o un somalo.

Dal 1990 è vietato prendere novizi per la riproduzione.

Merci beaucoup, Mary pour ton article, que je pense passionnera beaucoup de personnes.

 

Norvegese o Maine Coon ?

 

Articolo di I. Archtander Nystad, Norwegische Waldkatze und Maine Coon – eine Katzenrasse?, Waldkatzen Magazin, Januar 1989*

*tradotto in italiano da Francesca Barenghi

Leif Eriksson, all’età di 23 anni, aveva navigato dalla Groenlandia alla Norvegia su una nave che aveva acquistato a Bjarne Herjofsson. Il padre di Leif, Erik il rosso, essendo stato bandito dalla Norvegia e dall’Islanda, non poteva recarsi lì lui stesso.

Leif doveva stabilire alcuni rapporti commerciali con i Norvegesi, in modo che le loro navi mercantili trasportassero legno e grano in Groenlandia dove non c’era legno per costruire navi e case.

Nel corso di una bella sera d’estate Leif dirigeva il suo drakkar attraverso i fiordi verso Kaupangen nel Trondelag (centro ovest della Norvegia). Si trovava in cammino per rendere omaggio al re di Norvegia, che viveva lì. A quest’epoca la città che è conosciuta oggi con il nome di Trondheim aveva solamente due anni. Il giorno seguente Leif incontrò il re Olaf Trygvasson, e decise di passare l’autunno e l’inverno presso di lui.

Un giorno di primavera il re e Leif stavano addestrando un falco, che era un regalo di amicizia di Erik il rosso al re. All’improvviso Leif notò qualcosa. “In nome del cielo ! Che animali sono questi tra gli alberi ?” domandò lui. “ Dei gatti delle foreste” rispose il re. Leif disse che non poteva trattarsi di gatti per il modo in cui scendevano a spirale dai tronchi degli alberi.
Il re Olaf rispose che questi gatti erano stati spesso visti nelle foreste norvegesi e che il motivo per cui erano così agili era che possedevano un’unghia in più. Alcuni dicevano che fossero il risultato di un incrocio tra lo scoiattolo e la lince.
“Prendetemene alcuni, affinché io possa portarli in Groenlandia con me” disse Leif. L’altro Vichingo rise di lui e gli chiese “Perché volete portare dei gatti delle foreste norvegesi in Groenlandia dove non c’è nessuna foresta ?” Leif spiegò che li voleva come gatti sulle navi ed il re promise di procurargliene alcuni, in segno di amicizia. Fu necessario un certo periodo per addomesticarli.

Più tardi quando Leif lasciò la Norvegia aveva a bordo il legno, il grano e i gatti ed il re aveva dato la sua promessa che in futuro le navi mercantili norvegesi avrebbero portato merci alla Groenlandia.
Era l’estate e Leif ritornò in Groenlandia e tutti erano soddisfatti degli affari che lui aveva fatto con il re norvegese. Era venuto il tempo per Leif di stabilirsi sulla terra di suo padre, poiché Erik il rosso diventava più vecchio e non poteva più sostenere tutto il lavoro da solo. Ma Leif era agitato ed una cosa soprattutto gli girava per la testa. Bjarne Herjofsson gli aveva parlato tempo prima di una terra nell’ovest che aveva visto, ma che non aveva avuto il tempo di visitare. Essendo già avanzata la stagione, Bjarne aveva dovuto navigare di nuovo verso la Groenlandia prima che il fiordo fosse di nuovo gelato.
Dopo essere rimasto due anni a casa, Leif decise di partire alla scoperta della terra che Bjarne aveva descritto. Un giorno di primavera dell’anno 1002 lasciò la Groenlandia, prendendo con lui Ketil Svarte, un pilota espero che lo aveva accompagnato in Norvegia. A bordo vi erano Vichinghi, schiavi, grano, idromele e naturalmente gatti che dovevano tenere lontani dalle navi i topi. Tyrker, il padrino di Leif, si aggiunse a loro. Verso la fine dell’estate raggiunsero la terra. Avevano navigato tre o quattro mesi per raggiungere la costa. Diressero la nave verso le sorgenti di un fiume dove sarebbero stati al riparo da potenziali nemici. La terra che era ricca di vigneti e alberi da frutta fu battezzata “Vinland “.
Restarono lì tutto l’inverno, e produssero abbondante quantità di vino. A primavera caricarono le loro barche di legno e di vino, e navigarono di nuovo alla volta della Groenlandia.

Ed ora secondo la mia teoria ecco perché si può dire che i Maine Coon discendano dai gatti norvegesi delle foreste che Leif ebbe a bordo delle sue navi quando scoprì “Vinland/America “.
Diversi fatti tendono ad appoggiare questa ipotesi:

* Il re Olaf donò a Leif alcuni gatti norvegesi delle foreste, gli stessi che portò sulle barche che lo condussero fino alle Americhe.
* Leif e i suoi Vichinghi sbarcarono vicino a Boston, che è il settore di origine dei Maine Coons. Infatti quando il Maine Coon fu riconosciuto come razza durante un’esposizione nel 1953, i primi esemplari erano originari della regione di Boston.
* I vichinghi passarono un inverno intero in quest’area. I gatti, come fecero anche i Vichinghi, non rimasero a bordo delle navi, ma fecero delle escursioni sulle rive. Ed ogni conoscitore dei gatti conosce la loro propensione a riprodursi !! E’ molto probabile che alcuni dei gatti di Leif si siano stabiliti lì, restando in America quando i Vichinghi rientrarono di nuovo in Groenlandia. Questi gatti rimasti si sono riprodotti e sono diventati la base della razza conosciuta come Maine Coon.

Per questa teoria mi baso sulle costatazioni degli scienziati di Islanda e Groenlandia, che hanno fatto delle escursioni intorno a Boston per studiare la storia dei Vichinghi. A Boston hanno trovato tombe di Vichinghi contenenti degli scheletri di gatti, cosa che ci porta a pensare che i Vichinghi che hanno scoperto l’America tenevano i loro gatti in grande considerazione.
Oggi in Groenlandia meridionale si trovano ancora dei gatti norvegesi delle foreste probabili discendenti di quelli che Leif Eriksson riportò dalla Norvegia. Vediamo così che il gatto norvegese delle foreste è conosciuto da molto più tempo di quanto noi possiamo immaginare. Le loro origini risalgono ai tempi dei Vichinghi.

 

Il Pedigree

 

Il pedigree è la “carta d’identità” del gatto (e non un titolo nobiliare), l’unico documento che ne attesta la provenienza e che ne qualifica l’origine come “gatto di razza”. Senza quel documento, il “gatto norvegese” dell’annuncio non può definirsi tale !

Il pedigree è un documento emesso dalle Associazioni Feline, gli unici enti che possono certificare le origini del gatto. Sul pedigree di solito vengono riportati: il nome del gatto, il sesso, la data di nascita, il colore, il numero di registrazione, l’indicazione relativa al numero dei cuccioli presenti nella cucciolata, il nome dell’allevatore, l’affisso dell’allevamento, i nomi del padre e della madre del cucciolo, con i rispettivi dati anagrafici, il loro colore e la linea di discendenza, fino a 4 o 5 generazioni, con tutte le indicazioni  di colore per ogni gatto. Generalmente l’allevatore è tenuto a denunciare la nascita della cucciolata al Libro Origini della propria associazione in tempi che possono variare da 30 a 4o giorni dopo la nascita (denuncia di nascita) e, successivamente, a richiedere i pedigree dei cuccioli.

Perché il pedigree è così importante ?

Il pedigree è l’unico modo che abbiamo per poter dire che un certo gatto è di razza; infatti a questo scopo non può venir usato nessun’altro documento, nè una dichiarazione di un veterinario, nè quella di un sedicente “esperto” della razza. Se il gatto ha il pedigree è di razza, altrimenti no.

Un gatto senza pedigree, anche se nato da genitori con pedigree, non può e non è considerato di razza da nessuna associazione felina e da nessun allevatore serio, non potrà partecipare ad esposizioni feline pur avendone tutti i requisiti se non come “gatto di casa”.

Ma il pedigree è importante anche per altri motivi: “leggere” il pedigree è per gli allevatori di fondamentale importanza, perché solo attraverso questo documento è possibile conoscere le linee di sangue che sono dietro ai gatti, studiarne pregi e difetti e conseguentemente poter pianificare la propria attività di selezione della razza.

Ma quanto costa il pedigree?

Arriviamo al punto dolente. Molti “pseudoallevatori” fanno credere ad incauti acquirenti che il costo del cucciolo con pedigree potrebbe lievitare anche di 200-300 euro. In realtà spesso costoro non possiedono affatto il pedigree dei loro gatti: fanno riprodurre gatti non di “razza pura”, cercando di “far passare” i loro cuccioli come puri gatti norvegesi delle foreste.

In media, un pedigree emesso dalle Associazioni Feline in Italia costa circa 15 euro per i soci con affisso, circa 20 euro per i soci senza affisso. Non prestate fede a chi indica altre cifre, anche perchè è sufficiente consultare i vari siti delle Associazioni feline che emettono pedigree e verificare da soli le tariffe.

Quando uno “pseudoallevatore” vi dice che il pedigree costa 200-300 euro, non credetegli e chiedete che vi venga rilasciato il pedigree per il cucciolo che state acquistando. Se l’allevatore l’allevatore continua a tergiversare è meglio per voi cambiare allevamento.

Posso comprare un gatto di razza senza pedigree ?

Non comprate MAI un gatto di razza senza pedigree. In questo modo, per tutte le ragioni sopra esposte, state semplicemente comprando un “gatto di casa”.

Alcune volte gli allevatori vendono senza pedigree perché per avere il pedigree per un cucciolo è necessario aver fatto prima la denuncia della cucciolata. Se la cucciolata è nata da una gatta troppo giovane (solitamente sarebbe bene che la mamma avesse almeno 10 mesi di età) o da una gatta che ha avuto due gravidanze ravvicinate (sono permesse 3 gravidanze nell’arco di 24 mesi) o ancora da accoppiamenti non permessi, l’allevatore preferirà non denunciarla perché in questo modo sarebbe passibile di richiami.

Semplicemente, non comprate ! Certo, è facile imbattersi in “allevatori” che fanno vivere in gabbia i loro gatti, sfruttandoli facendo fare alle proprie femmine moltissime cucciolate solo per guadagno, che non danno loro adeguata assistenza sanitaria e un ambiente idoneo dove vivere. Per fortuna, accanto a questi commercianti ci sono anche tanti allevatori onesti,  che nutrono un profondo amore per loro gatti, e che lavorano con passione esclusivamente nel benessere degli animali.

E’ proprio a questi allevatori che bisogna rivolgersi, se si decide di acquistare un gatto di razza !

 

 

 

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